martedì 27 dicembre 2011

where am i going now


Ripasso a memoria il suo volto degli ultimi due giorni, i toni dimessi, gli occhi tristi e le labbra di quando si arrabbia. Penso alla sua nuca, che ieri sera ho guardato sfuggente come l'unica cosa che di lui potessi guardare senza dovermene vergognare. Penso che era a portata di una mano, che avrei allungato per una carezza.  Una carezza sui capelli. Senza niente da dire. Senza parole in aggiunta. Penso: come è accaduto che io sia arrivata a questo? Come ho fatto ad arrivare fin qui, accumulare tutto questo dolore, questo svilimento di amore grande. Penso che se lo avessi fatto prima, se lo avessi fatto! : arrivare un giorno fin sotto casa sua. Hey... gli avrei detto... Hey... E poi solo abbracciato stretto.

venerdì 2 dicembre 2011

Ben tornato

vuoi sapere come si fa?
si lascia tutto. si lascia che sia.
si spre la porta e si aspetta sul pianerottolo col cuore che va, che va forte.
e poi, e pi come si fa?
e poi si sorride, e che si veda la felicità, nel sorriso, nell'aprire la porta. entra! ciao!
così.
e il suo profumo buono invade la stanza, e profumo di mandarini, e guardare sorpresi la faccia antica nuova speciale - guarda....adesso alza il sopracciglio!
si lascia entrare. fuori, per un paio d'ore, tutto il resto. sospensione del dolore.

ciao...
buona notte...
grazie per essere venuto....

mercoledì 30 novembre 2011

dammi tu la voce: io ti presto me.

dammi tu la voce. io, è come se l'avessi persa. però io lo so che tu conosci i miei pensieri, te li ho affidati, snocciolandoli come un rosario, sera dopo sera, un pochino ogni giorno, e li hai presi.
dammela tu, la voce, perchè non la voglio più usare. e scusa. scusa se ti chiedo questo. mi chiedo sempre quanto sia giusto chiedere.
allora no, ti dico.
ma cosa posso dirti? le mie cose sono piccole piccole.

ti racconto di un improvviso volo di uccelli in stormo, il rumore che hanno fatto... fffrrrrrrrrrrrr... forte forte, e abbiamo alzato gli occhi e abbiamo fatto silenzio.... fffffffrrrrrrrrr....... come un messaggio, come il mondo che si muove, tutto intorno, e noi piccoli piccoli a sprecare parole di no di non di mai di più e loro sono volati violenti bellissimi tutti assieme, chissà dov'erano nascosti, chissà cos'hanno ascoltato, chissà quale tramonto li ha chiamati, quale urgenza, quale stanchezza, quale vita forte, più forte della nostra.
o della luna, ti racconto? quando la cerco, come un bisogno. delle notti in cui ho cercato di fermarla in uno scatto, e poi una sera, con l'obiettivo puntato su di lei qualcuno mi ha detto la luna è l'unica cosa che non si può fotografare, non lo sai? e allora ho abbassato la macchina fotografica, e ho smesso di provare a prenderla, e adesso io la guardo - tutte le sere la guardo - e so che non posso prenderla ma non importa, so però che lei se la cerco la trovo, e questo basta.
una sera al telefono mi sono affacciata e lei era lì. rossa.
esci! ho detto. esci fuori! guardala! è...bellissima!
ho sentito il portone che si apriva e poi si chiudeva, i passi che facevano le scale e poi sul ghiaino intorno a casa.
ma niente, non l'ha vista.
è bellissima, ho ripetuto, anche se non la vedeva.

ieri notte a letto ho letto ad alta voce cattedrale, di raymond carver, in inglese, non so a chi, ma l'ho letta a qualcuno. c'è questo cieco che mette la mano sopra la mano del protagonista e gli chiede di disegnare una cattedrale, e lui la disegna, con la mano del cieco sopra la sua. quando ha finito il cieco gli chiede allora? com'è? com'è venuta? e il protagonista chiude gli occhi e sta con gli occhi chiusi. è bellissima, gli risponde.
mi commuove sempre e non ho ancora capito perchè.


e forse tra poco andrò in terrazzo, che la notte sento il respiro pesante delle finestre aperte che dormono, sento che la gente dorme, e che allora va tutto bene se intorno a me dormono e io sento i loro respiri pesanti dei sogni, e posso restare calma e ferma anch'io, a guardare la luna, o il cielo o, se sono fortunata, le stelle.
una notte mi inviò una mail con la foto di un cielo stellato, niente testo, solo una foto, ci sono ricapitata stasera, l'avevo scordata.
io so solo che riesco a riordinare le cose col cielo nero. quello del sonno degli altri, del nascosto, del silenzio, della quiete, quello dove tutto è possibile perchè niente è ancora iniziato, il cielo nero che partorisce luna e stelle oppure niente, il cielo nero delle nuvole nere, quello che se ci sei lì davanti, puoi chiamare - capito? - puoi chiamare a gran voce, e non fai danno a nessuno, fai piano, col cielo nero, non fai rumore, rispetti il sonno, e i respiri pesanti e il passante solitario e le coppie che si baciano sotto casa, e puoi chiamare.
Io lo chiamo sempre, tutte le notti, anche se non mi sente.
anche se non verrà.

sabato 26 novembre 2011

a te, invece, lo dico con una canzone

"Io, che non ero stato capace di scendere da questa nave, per salvarmi sono sceso dalla mia vita. Gradino dopo gradino. E ogni gradino era un desiderio. Per ogni passo, un desiderio a cui dicevo addio.
Non sono pazzo, fratello. Non siamo pazzi quando troviamo il sistema per salvarci. Siamo astuti come animali affamati. Non c'entra la pazzia. E' genio, quello. E' geometria. Perfezione. I desideri stavano strappandomi l'anima. Potevo viverli, ma non ci sono riuscito.
Allora li ho incantati.
E a uno a uno li ho lasciati dietro di me. Geometria. Un lavoro perfetto. Tutte le donne del mondo le ho incantate suonando una notte intera per una donna, una, la pelle trasparente, le mani senza un gioiello, le gambe sottili, ondeggiava la testa al suono della mia musica, senza un sorriso, senza piegare lo sguardo, mai, una notte intera, quando si alzò non fu lei che uscì dalla mia vita, furono tutte le donne del mondo. Il padre che non sarò mai l'ho incantato guardando un bambino morire, per giorni, seduto accanto a lui, senza perdere niente di quello spettacolo tremendo bellissimo, volevo essere l'ultima cosa che guardava al mondo, quando se ne andò, guardandomi negli occhi, non fu lui ad andarsene ma tutti i figli che mai ho avuto. La terra che era la mia terra, da qualche parte del mondo, l'ho incantata sentendo cantare un uomo che veniva dal nord, e tu ascoltavi e vedevi, vedevi la valle, i monti intorno, il fiume che adagio scendeva, la neve d'inverno, i lupi la notte, quando quell'uomo finì di cantare finì la mia terra, per sempre, ovunque essa sia. Gli amici che ho desiderato li ho incantati suonando per te e con te quella sera, nella faccia che avevi, negli occhi, io li ho visti, tutti, miei amici amati, quando te ne sei andato, sono venuti via con te. Ho detto addio alla meraviglia quando ho visto gli immani iceberg del mare del Nord crollare vinti dal caldo, ho detto addio ai miracoli quando ho visto ridere gli uomini che la guerra aveva fatto a pezzi, ho detto addio alla rabbia quando ho visto riempire quasta nave di dianmite, ho detto addio alla musica, la mia musica, il giorno che sono riuscito a suonarla tutta in una sola nota di un istante, e ho detto addio alla gioia, incantandola, quando ti ho vistro entrare qui. Non è pazzia, fratello. Geometria."

(A. Baricco - Novecento)

mercoledì 23 novembre 2011

Per tutte le volte che non ti conosco

anche ora, fianco a fianco su un palco, ti guardo e guardo una faccia un corpo che si confonde tra tutti gli altri.
non più speciale.
poi, a momenti,

ricordo

e mi ritrovo in ginocchio

lunedì 7 novembre 2011

Enzo Bianchi, il teatro, le albe e io e te che eravamo belli

Non mi ero mai accorta che il "bianchi" che è toccato in sorte a marco dice che anche nella sofferenza si riesce a trovare il bene, si riesce a vedere la bellezza della natura e di certe relazioni.
Non ci avevo mai fatto caso.
Mi sono venute in mente le mie albe, nate un giorno prima e poi tutti quelli successivi alla mia visita-responso a jesi. Mi sono ricordata dello stupore del cuore davanti a certe mattine, e di certi sorrisi tra le lacrime, come traditori, o come stelle cadenti. Dei colori delle albe, di me che le fotografo per non farle andar via.
Mi sono scese giù due lacrime, piccole piccole. Mi sono ricordata di certe relazioni, della loro infinita bellezza. Ho pensato la nostra, la nostra cacchio... era bella... bella bella.
Ma ricordare non serve se non a trattenere. Un giorno scrissi - è stato un onore vivere del tempo con te.
Questo, è stato bello. E io lo ricordo tutte le volte che l'ho davanti.

Marco, quel pezzo, ancora lo sbaglia

lunedì 31 ottobre 2011

dry-blended colours


in ufficio quattro gatti e fuori ho sentito davvero freddo per la prima volta. è un'aria da castagne e vino, decisamente.
ieri ho fatto le prove generali. compito: con ossicina rotte e cuoricione svalvolato, come te la cavi?
bene.
davvero.
è stata una domenica da ottovolante. dentro. fuori molta calma. ho riso da sola come una stupidina. poi ho pianto, e poi ho riso di nuovo.
spezzettare gli spaghettini da mettere nel minestrone mentre alla tv c'è fazio e i suoi ospiti, con calma, alzarsi dal divano come se si facesse un'acrobazia da circo estremo. mi piace passare da una stanza all'altra (detto così sembra un castello, la mia casetta) e spegnere le luci, mettere della fiducia nel puntare la sveglia alle sei e tre quarti, accorgersi che adesso alle cinque e mezza è già buio e appena poco prima no, accorgermi che mi va bene lo stesso. stupirmi? chissà poi perchè, tutto questo stupore.
e non è stato semplice prendere la matita in mano, sapendo già che sarebbero venute fuori righe innaturali, lo sforzo di delimitare corpi di cui io non ho mai avuto la percezione esatta, sporcarsi i polpastrelli nel tentativo infantile di sfumare le righe troppo forti. e poi accorgersi di avere ancora paura di usare i colori.
sì beh, i colori più avanti: è stata una domenica di sfumature, questa. l'azzurro avrebbe fatto rumore.

                                   

giovedì 13 ottobre 2011

lo imparai un giorno, tanto tempo fa...

Ci si innamora così, cercando nella persona amata il punto a nessuno rilevato, che è dato in dono solo a chi scruta, ascolta con amore. Ci si innamora da vicino, ma non troppo, ci si innamora da un angolo acuto un poco in disparte in una stanza, presso una tavolata, seduto su un gradino mentre gli altri ballano.
(Erri De Luca - Tu, mio)

giovedì 6 ottobre 2011

lunedì 19 settembre 2011

corpo estraneo

Ho lasciato le finestre aperte, questa notte. E non so bene quanto il rumore forte della pioggia che scendeva dritta sia entrata nei sogni, e forse – se davvero faceva così rumore – ha fatto in modo che io le voci del sogno di questa notte non riuscissi a sentirle.


Questo weekend mi son fatta un pieno di teatro danza. C’erano dei momenti di pura perfezione e armonia. Senti il respiro corto del danzatore, senti l’odore del sudore, la luce aiuta ad accorgerti che tutto, anche il muscolo (se c’è un muscolo) e il nervo del dito mignolo è in tensione per creare una figura che sappia muoversi sulla musica.

Ieri mi sono commossa.

Col ballerino in scena, il viso concentrato e ironico e intenso e poetico e le mani e i piedi e le gambe e i gomiti e le braccia e le spalle – pensavo

chissà se sta ballando per qualcuno.


Perché, cosa dev’essere ballare non per se stessi ma per qualcun altro?


Dirgli “io amo te” così, ballando, andando oltre le parole, oltre le frasi e i costrutti e la semantica ormai corrosa e sfilacciata. Dire “ho scelto te” con tutte le dita dei piedi e con tutte le dita delle mani, e con le ginocchia e con le cosce e con le sopracciglia e l’osso del collo.


E poi e poi e poi finire l’estate così, non sapendo se quello che vivi abbia un futuro, se domani ritroverai le stesse facce e le stesse persone e le stesse voci che hai avuto oggi, e avere un po’ paura, magari temere di inciampare, e se non mi rialzassi? – pensi – se sotto e intorno domani sarà troppo vuoto per rialzarsi?


E’ per questo che mi piace la danza.

Perché se anche si finisce a terra, poi – all’applauso finale – ci si rialza sempre.

domenica 28 agosto 2011

volevo esserti di peso

bastano cinque mesi a tenere dentro un amore pensato infinito? bastano a catalogare, analizzare, mettere tutto quello che è accaduto al suo posto, a raccogliere i pezzetti di puzzle sparpagliati in terra, a rivederne, rigirare il senso, cercare i pezzi che ancora mancano?
a spiegare, bastano questi mesi di caldo?
a capire perchè, come si è arrivati fin qui?
tutti questi mesi di rabbia dolore assoluto singhiozzi dentro e fuori, viaggi in macchina per scappare, silenzio silenzio, abbandono tutto intorno, casa ormai ostile, i regali in giro, i vestiti fuori dagli armadi capelli tagliati corti perchè non ci si riconosce più allo specchio, i ritorni poi, un piede dentro e uno fuori, sorrisi di mancanza, spalle alzate, amici ingombranti, troppe parole, buon compleanno dietro uno schermo, inviti a vuoto, messaggi ironici messaggi arrabbiati messaggi formali, due baci sulle guance, mai come stai, un vaffanculo a denti stretti, acqua spruzzata mentre si lavano i piatti, occhi sempre bassi, vergogna, camminare sentendosi piegati in due dallo sforzo di andare fare - continuare, serate passate con le mani a tenere la testa, cosa ho fatto cosa ho fatto, spaccarsi a metà e poi in tre e poi in cinque dieci cento pezzetti, pezzi di tovagliolo sbriciolati sulla tavola, litigare per come guido, sì ma io ti voglio bene ti voglio bene ti voglio bene.

sì ma io volevo solo...

 http://www.youtube.com/watch?v=ovyzzHXY3m8


giovedì 9 giugno 2011

non dirle che non è così

stasera, dietro le quinte, il relatore mi si è avvicinato "credo che abbiamo un amico in comune" - mi dice. io gli sorrido, e chiedo chi?
non mi aspettavo di sentire il tuo nome.
"mi ha detto che avrebbe letto una sua amica, e che fate teatro insieme"
sì, continuo a sorridere, sì gli dico.
una sua amica...
ma gli amici si parlano, si salutano, si incontrano, si mandano sms.
noi ci siamo cancellati.
però, poi, torni.
dietro le quinte.

http://www.youtube.com/watch?v=bywqph6gNYA

domenica 15 maggio 2011

la tua strada è molto lunga, forse non la seguirò

non ci sarà nessuno, lo so, che mi dirà che gli manco, che mi dirà che mi pensa, che mi pensa spesso.
e chissà se gli capita qualcosa - una frase una situazione un gesto un inciampo - che gli ricordi me.
chissà se a londra gli verranno gli attacchi di panico, chissà se qualcuno dei suoi compagni saprà leggere il suo sguardo scuro e rassicurarlo, o chissà forse anche il panico è passato, finalmente, e adesso se ne può andare in giro per il mondo libero e sereno come tutti i viaggiatori, e adesso scoprirà che può fare tutto, che non ha nessun impedimento, che le mancanze e i suoi fantasmi se ne sono andati, e quelli che non se ne vanno lui li può portare con sè, ma senza che paralizzino, come una volta.
chissà se ha visto un libro di cui si è magari una sera parlato e gli sono venuta in mente, chissà se non ha avuto il moto il pensiero il gesto di prenderlo.
chissà se si è fermato in questo mese e mezzo l'attimo prima di comporre il mio numero.
chissà se quando viene in città sbaglia ancora strada e prende quella per venire da me.
non ci sarà nessuno, lo so, che mi dirà che         .

http://www.youtube.com/watch?v=8gx6PFnfi5I

giovedì 12 maggio 2011

quattro giorni

Penso ai quattro giorni. Alla loro brevità.
Penso che sono troppo pochi per non diventare molto importanti.
Penso, a volte, come è possibile essere arrivati fin qui.
Penso alla verità da dire.
Penso che io la mia ancora non te l'ho detta.
Penso che tu non l'hai detta ancora a nessuno.
Poi penso che ognuno ha la sua, e allora penso allo sguardo, al sorriso, e penso che qualcuno ha detto che bastano (*).
Penso che è così.
Penso che basta poco. Ma che a volte quel poco sembra tanto, troppo, forse di più di quanto si riesca.
E allora penso a quando non si riesce, ai limiti dentro, dietro, uno sguardo, un sorriso, poche parole. Penso che se ti chiedo il braccio io ti dò la mia fatica, penso se per caso non sia affatto giusto, darti la fatica, penso se siano questi i sensi di colpa sui quali si giocano a dadi i rapporti;
penso che il punto dentro al quale tu sei in grado di usare la parola abuso, è stato il punto nel quale io mi sono fatta piccola per stare dentro al tuo dolore.
penso che il marchio di non essere riuscita a dimostrartelo me lo porterò dietro ancora per un pò di tempo
penso che la collera che mi dura giornate è la semplicità di fare con me ciò che più automatico possa venire: rigettarmi addosso il mio dentro travestendolo col mio fuori, e penso che sia la cosa più vigliacca che si possa fare.
penso che la mia malattia tu la puoi vedere, e che la tua dimora dietro le tue parole.
penso che una volta avremmo potuto dircelo;
penso a una volta: gli angoli della bocca sporca di gelato e una manciata di parole che si volevano.
poi penso come ho potuto perdere, come hai potuto perdere tu.
penso che mi piaceva guardarti vivere, e poi penso che l'amore non può fare paura
penso ai quattro giorni, alla loro brevità, alla loro intensità, al desiderio di viverli nella verità, penso che è stato un onore incontrarti e conoscerti, scambiare del tempo con te, penso che se ne è passato uno, di giorno, ho ancora gli altri tre, e penso che se dovessi rivivere il primo, io mi innamorerei di nuovo di te.

(*) http://www.youtube.com/watch?v=_jnFnmuFoSY&feature=related

lunedì 14 marzo 2011

vuol dire corrente sotterranea

allungare i piedi sotto il tavolo, agganciarli ai miei e farci un pò la guerra mentre nessuno vede.
parlarmi del padre tra il rumore del traffico, dirmi "non mi hai mai detto che sarebbe andato tutto bene e ne avevo bisogno", piangere senza che lui se ne accorga tra la folla di via zamboni
raccontarmi del giorno in cui ha smesso di amare e quello in cui ha dato il primo bacio.
prepararmi un cd intitolato "Bologna"
canticchiarmi tutto il tempo una canzone senza che si conoscano tutte le parole - now i've got you in the undertow - cosa vorrà dire undertow?
e poi scoprirlo e scriverselo a vicenda e dirsi che è una parola bellissima.

http://www.youtube.com/watch?v=BMkqbY0oGKQ

mercoledì 9 marzo 2011

and somehow, somehow, somehow communicate...

Mi sono innamorata di te.
il giorno che mi hai incontrato con un cd  e una caraffa dell'ikea.
mi sono innamorata di te su un'altalena al mare di notte.
il giorno che sei venuto da me con un vassoio di paste e non siamo andati al mare
mi sono innamorata di te sul terrazzo di casa mia mentre parlavi
mi sono innamorata  una notte mentre ti ascoltavo  dormire
e una mattina che mi hai svegliato
mi sono innamorata di te con il tuo peso sopra di me
e  in un ballo goffo a teatro
in due passi  a piedi nudi  sulla sabbia fredda della notte dopo un concerto
mi sono innamorata di te in autostrada mentre guidavo con te di fianco
mi sono innamorata di te, negli abbracci e nei baci
mi sono innamorata di te mentre lavavo i piatti
un giorno in chiesa, una notte al telefono
mi sono innamorata di te davanti alle vetrine illuminate di notte
e il giorno che mi hai tenuto stretta la mano
mi sono innamorata di te quando ci penso e mi viene da piangere
e i giorni che ti penso e sorrido
tutte le volte che non riesco a guardarti, e i minuti che non riesco  a staccare gli occhi da te
mi sono innamorata di te dentro a centinaia di canzoni
mi sono innamorata di te quando hai appoggiato la testa sulla mia spalla durante un concerto
e tutte le volte che mi hai detto cose che mi fanno male
il giorno che mi hai portato una primula viola e non hai voluto parlare con me
mi sono innamorata di te nella stanza di un museo
e il giorno che ho avuto paura
e il giorno che hai avuto paura tu
e tutti i giorni che rido e tu ridi
e tutti quelli che si è pianto
mi sono innamorata di te in una commedia di beckett e nelle frasi fatte.
mi innamoro di te anche ora che smetto di farlo,
che te lo dico e ho paura,
che faccio la dura e poi crollo,
che ti ho promesso di restare.
che resto.
mi sono innamorata di te tra i denti stretti e le labbra serrate.
e qui, ogni volta, io mi sono innamorata di te:
and tell you the worst of me and try to give you the best of me, because you don't deserve any less.

http://www.youtube.com/watch?v=V08Mt35MSis

lunedì 21 febbraio 2011

e tu portami come un incendio

ho sognato che eravamo in un giardino, tutti insieme, e tu recitavi un pezzo scritto da te. intorno c'era un gran vociare di bambini che giocavano. noi, intorno a te, ascoltavamo in silenzio. non ricordo cosa dicevi, ma ricordo il calore che saliva dallo stomaco fino alla gola. quando  hai finito qualcuno si è messo a piangere, dicendoti, commosso, che era il pezzo più bello che tu avessi mai scritto. gli altri si sono alzati e sparsi per il giardino, io sono rimasta seduta in silenzio, a poco spazio da te. poi non so come, mi sono alzata e mi sono seduta vicino a te. indossavi una camicia rosa, e ti ho abbracciato. e mi hai abbracciato. e siamo rimasti abbracciati, così, come a cercare pace e trovatala, non lasciarla più andar via.

http://www.youtube.com/watch?v=acNU18wH9fo

lunedì 24 gennaio 2011

pensavo

che mi ha portato in ospedale
quella volta che ti sei sdraiato sopra di me su un prato
che ti ho risposto allegra e tu sei scoppiato a piangere
quella notte quando mi hai svegliato con un messaggio
quando siamo andati a londra e poi siamo tornati indietro
quella volta che hai urlato al telefono siamo solo amici
quando mi hai svegliato di domenica mattina con un vassoio di paste
la notte che ti ho dato la buonanotte e tuo padre era morto
quando in chiesa ti ho trovato gli occhi e siamo restati fermi a guardarci
quel giorno che mi hai detto ho paura
quel giorno che ti ho detto ho paura
il pomeriggio al mare soli io e te
le vetrine illuminate e noi a guardarle
la sera che ti ho detto ti voglio bene, e la sera che non mi hai risposto.

http://www.youtube.com/watch?v=UHPpObMQnik

(io non so se l'amavo ma camminava con me)

venerdì 21 gennaio 2011

un giorno

"C'è un bar a b.s.m., i gemelli" - rideva divertito - "è così kitch! lo devi vedere!"
"Sì? ci andiamo un giorno?"
"sì sì lo devi vedere... un giorno ci andiamo!"

Ci sono andata. Oggi.
Fuori colavano rivoli di pioggia dal tendone. La musica alla radio era sintonizzata su radio subasio. C'è una foto di Gesù dietro al bancone e la cameriera è una ragazzetta molto bella molto velina. Le facce e le voci degli avventori sono tipiche dell'interland. Il mio cellulare sul tavolino, vicino al caffè d'orzo. Guardavo l'acqua colare dal tendone, il grigio fuori.
Sono dai gemelli. E' kitch davvero!

A colare, come l'acqua fuori, come il grigio intorno, sarebbe "sono dai gemelli, pochi chilometri e potrei essere a casa tua è kitch davvero e tu mi manchi e se solo mi rispondessi sì io ti prenderei e ti porterei via o mi farei portare via da te e se "un giorno" arrivasse prima che mi prenda la stanchezza, la non speranza, se arrivasse facile e pieno di possibilità, di fare di andare di essere tutto ciò che si vuole, allora io"

Non ho inviato nessun messaggio. Ero con P. Mi fa stare bene. Ma mi veniva da piangere, e non so perchè.

(...dai ci andiamo un giorno? - un giorno ci andiamo!)

mercoledì 19 gennaio 2011

and when it rains you're here in my head

e io mica so perchè sto piangendo e mica so perchè mentre piango mi esce un sorriso. ti ho lasciato pochi minuti fà e lasciarti non vorrei mai, e ti ho così cercato, così cercato, e ti ho salutato come volessi scacciarti, e poi ti ho guardato e poi invece ti ho ascoltato, e poi ti ho guardato, di nuovo, mentre gli occhi ti si riempivano di lacrime e mi raccontavi la morte e mi è venuta tutta addosso e

e poi mando in loop la canzone che mi ha riaccompagnato a casa mentre guidavi, e il tuo bacio schivo sulla porta di casa e mi vien da piangere e mi scappa un sorriso e

(stasera piove, amore bello e triste, e quando piove quando piove quando piove
chi non c'è più torna)

"i think it's dark and it looks like rain" you said
"and the wind is blowing like it's the end of the
world" you said "and it's so cold it's like the
cold if you were dead" and then you smiled for
a second.

"i think i'm old and i'm in pain" you said
"and it's all running out like it's the end of the
world" you said "and it's so cold it's like the
cold if you were dead" and then you smiled for
a second

sometimes you make me feel like i'm living at
the edge of the world like i'm living at the edge
of the world "it's just the way i smile" you said http://www.youtube.com/watch?v=tAZcVkAPkZI