lunedì 19 settembre 2011

corpo estraneo

Ho lasciato le finestre aperte, questa notte. E non so bene quanto il rumore forte della pioggia che scendeva dritta sia entrata nei sogni, e forse – se davvero faceva così rumore – ha fatto in modo che io le voci del sogno di questa notte non riuscissi a sentirle.


Questo weekend mi son fatta un pieno di teatro danza. C’erano dei momenti di pura perfezione e armonia. Senti il respiro corto del danzatore, senti l’odore del sudore, la luce aiuta ad accorgerti che tutto, anche il muscolo (se c’è un muscolo) e il nervo del dito mignolo è in tensione per creare una figura che sappia muoversi sulla musica.

Ieri mi sono commossa.

Col ballerino in scena, il viso concentrato e ironico e intenso e poetico e le mani e i piedi e le gambe e i gomiti e le braccia e le spalle – pensavo

chissà se sta ballando per qualcuno.


Perché, cosa dev’essere ballare non per se stessi ma per qualcun altro?


Dirgli “io amo te” così, ballando, andando oltre le parole, oltre le frasi e i costrutti e la semantica ormai corrosa e sfilacciata. Dire “ho scelto te” con tutte le dita dei piedi e con tutte le dita delle mani, e con le ginocchia e con le cosce e con le sopracciglia e l’osso del collo.


E poi e poi e poi finire l’estate così, non sapendo se quello che vivi abbia un futuro, se domani ritroverai le stesse facce e le stesse persone e le stesse voci che hai avuto oggi, e avere un po’ paura, magari temere di inciampare, e se non mi rialzassi? – pensi – se sotto e intorno domani sarà troppo vuoto per rialzarsi?


E’ per questo che mi piace la danza.

Perché se anche si finisce a terra, poi – all’applauso finale – ci si rialza sempre.

2 commenti:

  1. anche a me piace quello della danza. ma penso che ci si rialzi anche dalla vita. senza applausi, e questa si che è una scocciatura :)

    RispondiElimina