domenica 14 ottobre 2012

Stanotte ti ho sognato.
Piangevi, ed era colpa mia.
Dicono che nei sogni, chiunque sia il personaggio, è sempre una parte di se stessi.
Non lo so.
Stamattina ti volevo mandare un messaggio: "come stai?".
Non l'ho fatto.
Come un'altra domenica identica a questa.
Il giorno stesso e l'ora appena dopo il tuo incidente, quando ancora non sapevo nulla, ti scrissi un sms. Diceva:
Come stai?
Anche quella volta, non l'ho inviato.
Nel frattempo, son diventata un mostro di autocensura.
Come ieri notte. Uscita da casa tua c'era un cielo pieno zeppo di stelle. Volevo mandarti un messaggio
Esci fuori, guarda che cielo!
Volevo rimanere per sempre in cucina mentre pulivi il fornello, o uscire dalla tua camera da letto e non tornarci mai più, addormentarmi con le fusa di j-lo, o schiavare il mio portone e pensare
A casa, finalmente.
E non ho fatto nulla di tutto questo, ho sorriso fin quando ho potuto, fin quando le ossa hanno iniziato a bruciarmi dicendo
Arrenditi.
Allora in macchina ho urlato, e poi ho vomitato la cena, l'amore perso, quello che non ho saputo dare e che ha lasciato stanchi.
L'avverto, la tua stanchezza di me, l'affetto ormai arreso mentre metto a ferro e a fuoco quello che un tempo ero quello che un tempo eri.
Ho creduto che non sarei mai stata capace di perdonarti l'abbandono.
Oggi credo che io debba perdonare me stessa per non averti saputo amare.
A volte ancora, mentre ti guardo non vista e mi scoppia il cuore, mi chiedo cosa sia l'amore.
Mi torna in mente il verso della poesia attaccata alla vetrinetta della mia credenza
Io non so se l'amavo, ma camminava con me.
Ci sarà un dio qualsiasi che perdonerà le orme che si separano.
E comunque sì, io lo so:
ti ho smisuratamente amato.


Nessun commento:

Posta un commento