vado in punta di piedi. sottovoce.
poi, rido troppo.
è un riempimento di vuoti.
è che. che non ho più le parole. anzi, non ne
abbiamo.
prima...eh madonna!
"allora... niente (quanto c'è in quel niente? di
certo, tutte le mille mila parole congelate tra la lingua e i denti)... come
stai?"
è un bollettino scarno, essenziale, ridotto
all'osso. qualche dolore, valori sballati.
"hai voglia di qualcosa, che ti posso
portare?"
"ho tutto quello che mi serve" già mi taglia fuori
come un coltello che taglia una fettina di carne tenera tenera.
poi rido tanto.
tra una frase vuota e l'altra.
lui no.
allora chiudo in fretta.
allora... ciao.
ciao.
son sempre stati velocissimi i nostri congedi.
questo, non è cambiato. avevano dentro una specie di strappo violento e veloce.
come quando ti fai la ceretta.
ciao.
resto sciocca, col telefono in mano, a piangere nel
sentirmi così perfettamente stupida, perfettamente inutile, perfettamente
incapace.
quanto parlavamo, una volta. madonna.
ti abbraccio,forte.
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