martedì 22 maggio 2012

quando, dicono, si è bravi

Passare i giorni a fare le tacche sul muro. con le unghie. attendere l'arrivo della sera - stremata - per andare a letto indossando la vittoria di carta velina dell'aver resistito a cercarti.
brava
brava
sei stata brava
e i messaggi in bozza rimangono larve che non nasceranno mai - come stai? ti vanno un gelato e due passi? andiamo a bologna sabato pomeriggio?

brava
brava
sei brava

a fare cosa? a stargli lontano? - m'accartoccio sotto le coperte aspettando di vederlo in sogno - che poi no, non lo vedo mai neanche lì, lo cerco sento la voce ma non riesco mai a vederlo.

e poi...

e poi svegliarsi una mattina e leggere una mail notturna, poche righe, terribili, agghiaccianti, correre in ospedale, fermarsi sulla soglia della stanza






stringere la tua mano bianca bianca, riempirla di bacini, sorriderti mentre tremo, guardarti e guardarti e guardarti, pensare - come ho potuto?
come ho potuto starti lontano.

la tua mano che stringe forte la mia mentre l'infermiere ci fa uscire tutti:
mi basta. ci vediamo domani.

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